Fonte Articolo: Il Mattino; Autore Federico Vacalebre
Karl Potter se n’è andato stamattina, vittima di quel diabete di cui soffriva da tempo. In molti, ignorando le sue condizioni di salute, nell’applaudire nei giorni scorsi Pino Daniele & Friends al Palapartenope avevano rimpianto che della rimpatriata non avesse fatto parte anche il percussionista americano (Teaneck, 16 luglio 1950).
Dal suo New Jersey, Karl si era trovato al centro del movimento del neapolitam power. «Era venuto in Italia negli anni Settanta, abbiamo fatto insieme dischi storici, come “La banda del sole” (1978), ma la gente allora era un po’ distratta, trattandosi di musica in prevalenza strumentale. Era una buona scuola, abbiamo fatto concerti strepitosi», ricorda Tony Esposito. Poi Potter arrivò alla corte di Pino Daniele, cesellò con i suoi tamburi dischi e concerti, contribuì a dare il giusto ritmo e colore a pezzi storico come “Donna Cuncetta”, fece parte nel 1982 dello storico tour di “Bella ‘mbriana” in cui il nero a metà era accompagnato, oltre che da lui, da Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso,Mel Collins, Jeremy Meek, Karl Bullen. Ha suonato anche per Napoli Centrale, Edoardo Bennato e Tullio De Piscopo (“Gatta ci cova”, Sanremo 1993).
Maestro dello swing, del bebop, del suono latino, aveva approfondito la ricerca sulle radici afroamericane del beat, e collaborato con star del jazz come Herbie Hancock, Alphonso Johnson, Charles Mingus, Dizzy Gillespie, Gato Barbieri. In Italia ha messo le sue percussioni al servizio di Antonello Venditti, Lucio Dalla, Lucio Battisti, Pfm, Renato Zero. Il suo primo album solista risale al 1998, il live “Jean’s highlife”.